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In classe o a casa in silenzio ad ascoltare passivamente la lezione in video-conferenza: questo è l'opposto del coinvolgimento!


Le strategie didattiche che promuovono l'interazione e la collaborazione fra studenti sono ancora troppo poco usuali nelle nostre aule e ancor più lo sono state in tempo di DaD e DDI, come suggeriscono i dati rilevati dall'indagine "DaD e DDI un anno dopo" del Progetto Scuola Digitale Liguria.

Il motivo è noto: da un lato l'imprinting di una didattica trasmissiva è ancora presente nella maggior parte dei docenti, che hanno imparato in una scuola che per tradizione propone lezioni frontali dove i ruoli sono ben distinti (con il docente che parla e gli studenti che ascoltano); dall'altro, dobbiamo doverosamente considerare il fatto che l'apprendimento collaborativo comporta una gestione del setting d'aula e delle attività degli studenti che non sempre è possibile attuare per le condizioni di contesto o per abilità specifiche dei docenti. E quando la didattica si fa a distanza o in modalità mista, le difficoltà sono ancora maggiori.

I dati rilevati dall'indagine "DaD e DDI un anno dopo" mostrano che le videoconferenze della DaD e della DDI hanno previsto raramente attività di gruppo usando sotto-stanze, sia nel primo sia nel secondo ciclo (v. Figura 1) e la minoranza che ha svolto attività di lavoro di gruppo lo ha fatto utilizzando strategie più semplici e meno articolate (v. Figura 2), privilegiando il lavoro asincrono su documenti condivisi.

Apprendimento collaborativo

La complessità della gestione con il digitale dei lavori di gruppo è, però, superata dalla formazione: i dati dicono infatti che le strategie didattiche di tipo collaborativo durante la DaD e la DDi sono state impiegate più frequentemente dai docenti che hanno svolto più formazione (v. Figura 3).

Apprendimento collaborativo

L'INTERVISTA A ENRICA GUIDOTTI

Chiediamo a Enrica Guidotti, docente di area umanistica all'Istituto Comprensivo di Rapallo, abituata a usare tecnologie digitali in classe, di raccontare la sua esperienza durante la DaD e la DDI. La sua testimonianza è preziosa per individuare gli elementi che permettono di realizzare classi interattive e collaborative e il valore che l'uso delle tecnologie digitali ha per supportare questo tipo di strategia didattica.

In sintesi, prima di leggere l'intervista alla prof. Guidotti, possiamo dire che per creare una situazione efficace di apprendimento collaborativo è necessario:

  • stabilire regole chiare per le fasi del lavoro di gruppo e per la gestione del comportamento nei gruppi
  • creare coinvolgimento progettando attività legate all'attualità da analizzare con gli strumenti delle materie di scuola e agli interessi degli studenti
  • proporre oggetti concreti da realizzare coinvolgenti e creativi come quelli che è possibile realizzare con gli strumenti e le applicazioni digitali
  • a distanza, creare stanze di videoconferenza dove il docente partecipa in modo supportivo solo per verificare quanto accade
  • prevedere il tutoraggio fra pari
  • durante la DDI, valorizzare in presenza in aula degli studenti, che diventano i garanti del coinvolgimento degli studenti a casa

Prof. Guidotti, ha svolto l'attività di apprendimento collaborativo durante la DaD? Con quali modalità?
Lavoro in una classe digitale dove è abitudine che i ragazzi assenti, se non hanno qualche impedimento, si colleghino per seguire la lezione, quindi la DaD non ci ha colti di sorpresa ma ha semplicemente fatto diventare quotidiana una pratica quotidiana già in uso. Per favorire l'apprendimento collaborativo in DaD non ho dovuto cambiare poi molto la metodologia che uso in classe: lettura e commento quotidiano di articoli per arricchire il lessico e per tenere aperta una finestra sul presente (in modo che i ragazzi abbiano la concreta sensazione che quello che studiano è legato alla vita vera), dibattiti per sviluppare capacità di esprimersi, esercitazioni online di grammatica, creazione di presentazione o giochi multimediali sugli argomenti di studio, lettura di brani significativi, visione guidata di sequenze cinematografiche, lavori di gruppo in "stanze" di Meet o su FaceTime di classe, tutoraggio fra pari in caso di argomento difficile o non ben compreso da qualcuno, creazione di lavori "mirati" sulle specifiche attitudini degli alunni e condivisione delle proprie passioni attraverso le lezioni degli alunni ai compagni.
La mattina preparavo la lezione segnandomi i nomi di alunni meno propensi a intervenire (in qualche caso il filtro della lontananza ha fatto sì che emergessero personalità normalmente definale) o quelli più desiderosi di "imboscarsi", in modo da assicurare il coinvolgimento di tutti. Il cambiamento più significativo è stato l'utilizzo di Google Moduli per le verifiche, che poi ho mantenuto al ritorno in aula per proporre verifiche ed esercizi di ripasso. La DaD mi ha fatto scoprire l'efficacia degli strumenti di "autoformazione", che i ragazzi possono usare autonomamente in qualsiasi situazione, non necessariamente scolastica. Gli strumenti usati sono stati computer e tablet.

E durante la DDI, avete avuto occasione di realizzare attività collaborative con studenti in classe e studenti a casa?
In questo caso è stato tutto più facile perché la presenza degli alunni in aula contribuisce a ricreare l'atmosfera della classe rendendo più facile e immediato il coinvolgimento di tutti gli alunni. Uso di più strumenti che permettono di condividere uno spazio tra chi è in classe e chi è a casa, come quiz multimediali, padlet, etc. I ragazzi in classe sono preziosi per interpretare emozioni e bisogni degli alunni a casa e quindi variare la lezione in modo da tener desta la loro attenzione. Cerco di far sì che i ragazzi siano protagonisti sempre attivi, in modo che si sentano entusiasti di imparare qualcosa di nuovo o quantomeno non si annoino troppo mentre lo fanno. Gli strumenti usati sono computer, LIM e tablet.

Quali sono a suo parere gli ingredienti dell'apprendimento collaborativo?
Trovo fondamentale il patto di classe che facciamo ogni volta che iniziamo una attività, in cui stabiliamo l'impostazione del lavoro, la strategia, le regole e i tempi (es. "Dobbiamo affrontare un argomento difficile: 40 minuti di attenzione, 20 di gioco o pausa libera" oppure "Chi è più bravo e conosce subito la risposta non dirà la sua opinione prima che si siano espressi tutti"). La discussione e la votazione democratica sui tempi e modi di compiti e lavori è forse l'aspetto più significativo, insieme all'abitudine al tutoraggio tra pari che spesso aiuta a "disinnescare" quella terribile ansia da prestazione che è il grande problema dei ragazzi.

Come aiutano gli strumenti digitali a realizzare la scuola innovativa?
Usare a scuola gli strumenti che usano nella vita quotidiana è, per i ragazzi, importante prima di tutto a livello simbolico, perché non percepiscano la scuola come un qualcosa di "staccato" dalla loro esperienza. È rassicurante perché permette loro di mostrare e di veder valutate competenze che possiedono. È esteticamente gratificante e in una società dell'immagine non è poco. Permettono di essere sempre insieme, rafforzando il concetto di classe come di un'unità formata da tante persone diverse, ognuna con un contributo da dare. Permettono la realizzazione di lavori multimediali molto creativi e personali, che i ragazzi fanno volentieri, imparando che una cosa bella necessita di impegno e fatica. Permettono un immediato check dei fatti, che insegna loro a verificare le informazioni (anche quelle che vengono dall'insegnante!). Permettono l'autoformazione, nei tempi e nei modi più efficaci per ciascun ragazzo. Inoltre, il fatto che qualche volta non funzionino a dovere (mancanza di connessione, mezzucci delle aziende per far acquistare i prodotti a pagamento) insegna agli alunni a gestire la frustrazione trovando sistemi alternativi e quindi un'impagabile scuola di pensiero laterale!