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La crescita delle competenze digitali in Liguria dal report "DaD e DDI un anno dopo": intervista ad Angela Maria Sugliano (Associazione EPICT Italia)

Come e quanto crescono le competenze digitali nella scuola ligure? L'indagine "DaD e DDI un anno dopo" realizzata da Scuola Digitale Liguria restituisce un'immagine ad alta definizione del crescente impiego delle tecnologie digitali nella scuola ligure. Non solo supporto per l'insegnamento a distanza, ma strumenti per la costruzione di un nuovo modello didattico.


Angela Sugliano

Com'è andata la DDI (Didattica Digitale Integrata) nel 2021 in Liguria? Il progetto Scuola Digitale Liguria ha risposto a questa domanda attraverso l'indagine "DaD e DDI un anno dopo", realizzata in collaborazione con l'Ufficio Scolastico Regionale e in continuità con un rilevamento analogo condotto nel 2020 subito dopo la fine del lockdown. A tutti i docenti liguri è stato sottoposto un questionario mirato a distinguere e analizzare le diverse esperienze di DaD e DDI svolte nell'anno scolastico 2020/2021. Grazie all'ottimo riscontro (hanno risposto alle domande 2381 docenti delle scuole di ogni ordine e grado, il 12,5% di tutta la Liguria) i dati raccolti hanno permesso di individuare punti di forza e debolezza delle diverse esperienze e costituiscono ora un punto di partenza per programmare le azioni future nell'ambito del progetto.

"Dal quadro generale che emerge dal rilevamento - spiega Angela Maria Sugliano, consulente didattico-metodologico di progetto per Scuola Digitale Liguria e referente per il progetto regionale, che ha curato l'indagine - possiamo dire che le competenze nella didattica digitale si sono consolidate rispetto all'anno scorso. Sono emerse inoltre molte esperienze innovative, che vorremmo ora integrare nell'Osservatorio di Scuola Digitale. Sono molte le indicazioni interessanti per tutti gli stakeholder, docenti compresi, che potranno decidere come usare questi dati e come intervenire nella programmazione".

Un'indagine che raggiunge un livello di dettaglio forse mai applicato alla didattica digitale in Liguria...
"Abbiamo definito sessanta indicatori e rivolto le sessanta domande corrispondenti a sette target specifici: una distinzione necessaria, dato che la DaD è stata vissuta in modi diversi nei diversi cicli. Le sessanta domande sono organizzate in sedici criteri che fanno riferimento a tre macro-dimensioni: organizzazione, didattica, impatto sulle competenze digitali. In questo modo possiamo dare una descrizione esaustiva dell'esperienza di DaD e DDI in un periodo in cui il ricorso a questi nuovi strumenti ha avuto un'accelerazione, un po' per necessità ma non solo: dalle risposte viene fuori un'evidente maturazione, una maggiore consapevolezza delle potenzialità del digitale tra i docenti e tra gli studenti, e dell'importanza di acquisire le competenze necessarie".

Competenze digitali che non riguardano solo la scuola, che non servono soltanto a portare a termine dei task didattici autoreferenziali, per così dire, ma entrano a far parte della vita di docenti e studenti...
"Si, ed è per questo motivo che abbiamo rapportato la lettura dei dati con i framework DigComp e DigCompEdu. Nel report non ci siamo limitati soltanto a un elenco di risposte ma forniamo un'interpretazione che contestualizza l'esperienza della DaD e della DDI nel più ampio quadro delle competenze digitali del cittadino. DigCompEdu, in particolare, individua sei competenze principali che si possono collegare facilmente con le tre dimensioni della nostra indagine".

Come hanno influito le tecnologie digitali sulla gestione organizzativa della scuola?
"L'impatto del digitale sull'organizzazione didattica e amministrativa della scuola in questi due anni è enorme, ed è arrivato a un punto dal quale difficilmente si tornerà indietro. Ma è interessante rilevare che a questo risultato concorrono diversi fattori e collaborano spinte dall'alto e dal basso. Nel 2020 avevamo rilevato un'immediata disponibilità a coordinarsi a distanza tra docenti, una grande partecipazione delle famiglie e una formazione estemporanea grazie ai tanti animatori digitali che sono stati giorno e notte a supportare i colleghi. Leggendo questi dati dal punto di vista DigCompEdu, nella comunicazione c'è stato un interessante consolidamento della capacità di muoversi negli ambienti e con gli strumenti della comunicazione digitale. La comunicazione sincrona è diventata abituale, con l'uso degli strumenti collaborativi; la comunicazione asincrona per preparare gli incontri sincroni è stata usata da molti docenti. Fatto questo che testimonia un uso maturo della comunicazione digitale, in cui il momento asincrono è finalizzato a un confronto più proficuo nel momento sincrono. Anche il rapporto con le famiglie è stato gestito in modalità mista sincrona e asincrona, prevalentemente mail e chat: sicuramente c'è stato un incremento della comunicazione con le famiglie, anche se con il punto dolente dei problemi di connettività".

Ma questo incremento improvviso dell'uso del digitale ha lasciato tempo e spazio anche alla riflessione sulle conseguenze nella vita della scuola? E l'offerta formativa ai docenti è riuscita a tenere il passo?
"Si, la DaD e la DDI sono state l'occasione per prendere maggiore coscienza di cosa significa fare scuola digitale. Tutti i docenti hanno dovuto considerare il digitale come supporto alla didattica, anche quelli che non l'avevano mai fatto. Gli open day sul digitale hanno avuto un ottimo riscontro: molti hanno dichiarato che non torneranno più indietro, ci sarà sempre una controparte digitale, per così dire, al racconto che la scuola fa di sé. Abbiamo rilevato anche pratiche innovative interessanti, ad esempio la creazione di repository di materiali didattici di istituto, che hanno facilitato lo scambio di esperienze; l'adozione di griglie di valutazione ad hoc, inserite negli strumenti a uso di tutta la scuola, per valutare le competenze digitali degli studenti. Rispetto alla formazione abbiamo rilevato una proporzionalità diretta con l'uso di pratiche innovative: chi ha fatto più formazione è anche chi ha innovato di più. Nel primo ciclo la maggior parte dei docenti ha fatto più di tre formazioni, nel secondo ciclo prevale invece la 'formazione non formale' tra colleghi. La preferenza in ogni caso va alla formazione organizzata dalle scuole, mentre è meno gettonata la formazione istituzionale organizzata da Miur, Regione e altri enti. Un dato su cui vale la pena riflettere, anche perché non è solo un problema ligure ma ritorna anche nelle rilevazioni delle altre regioni".

L'incremento di comunicazione digitale nella scuola porta anche a un cambiamento nella produzione di materiale didattico e di elaborati. Quali tendenze sono state osservate in questi due anni nella scuola ligure?
"Nel 2020 è stato prodotto molto materiale audio video, multimediale in generale con gli studenti in tutti i modi e canali possibili (whatsapp, sms, email) per garantire la presenza dei docenti. Si sono consolidati sia l'uso di materiale trovato in rete sia la creazione di materiale didattico multimediale; nella secondaria, in particolare, ci sono state esperienze interessanti di sviluppo di materiale interattivo per assicurare la maggiore presenza degli studenti nel processo didattico. Residuale invece l'impiego di materiali più innovativi basati su realtà aumentata e virtuale, e ancora più raramente attraverso soluzioni troppo sofisticate, con visori e sensori. I docenti hanno capito che non è necessario 'stupire con effetti speciali', bastano immagini a realtà aumentata, o QR code da mettere nei testi. Ad ogni modo sia la grande quantità di materiale multimediale prodotto, sia i tentativi più all'avanguardia di creazione di prodotti che comportano un maggiore grado di elaborazione, hanno evidenziato il valore della formazione e della collaborazione: chi ha prodotto il materiale più elaborato è quasi sempre chi ha fatto più formazione e ha avuto più possibilità di condivisione con i colleghi. Immaginiamo dunque un ambiente molto più collaborativo che in passato, in cui il lavoro fatto da uno per tutti aiuta a non duplicare e di conseguenza sgrava gli altri, libera risorse per altri lavori che possono a loro volta essere condivisi. Rispetto alla condivisione delle risorse digitali abbiamo, accanto alla modalità standard (quella del portale e-learning), anche l'uso dei contenitori di istituto che andranno supportati nello sviluppo e nell'utilizzo. Per la maggior parte si tratta di materiale a supporto della lezione, ma in alcuni casi (quando si applica il metodo della classe capovolta, o ‘flipped classroom’) vengono mandati prima della lezione".

L'impiego massiccio delle tecnologie digitali nella didattica pone anche un problema di accesso agli strumenti necessari, che per diverse scuole, ma anche per molte famiglie, può non essere garantito. Ci sono disparità evidenti in questo senso e come vengono affrontate?
"Indubbiamente la dotazione tecnologica delle scuole nel territorio non è omogenea, anche se sta migliorando molto rispetto al passato. Abbiamo comunque rilevato un approccio saggio e maturo da parte dei docenti, che nelle loro proposte didattiche valutano quando ‘osare’ e quando invece non è possibile. Nella situazione un po' emergenziale del 2020 i dispositivi erano stati forniti prevalentemente dalle famiglie ed erano state usate diverse piattaforme per la didattica a distanza, comprese le piattaforme social, mentre gli strumenti propriamente deputati alla didattica digitale erano usati da una minoranza. Nel 2021 la situazione si è ribaltata, ed è un fatto davvero molto positivo: stanno diventando strumenti sempre più abituali i portali e-learning, i registri elettronici e tutti quelli che formano l'ambiente digitale adatto per la didattica a distanza, che assicura la profilazione adeguata degli studenti, la possibilità di caricare il materiale, assegnare i compiti, fare le valutazioni. I ragazzi che si sono trovati senza strumentazione adeguata sono sempre meno, si può dire che si tratta ormai di un fenomeno residuale. Tutti o quasi hanno avuto ciò che serviva: dove non arrivano le famiglie intervengono i voucher regionali e il comodato d'uso. Questa disponibilità personale è testimoniata dal fatto che, soprattutto nella secondaria superiore, molti studenti hanno usato i loro strumenti anche a scuola, durante la didattica integrata. Nella dotazione dell'aula fisica sono consolidati il computer e il portale e-learning, considerati ormai i componenti di un setting base. Un'evoluzione auspicabile e realistica sarebbe l'incremento dell'uso di lim, schermi interattivi, telecamere e microfoni ambientali. Nell'aula virtuale invece il portale e-learning è consolidato come estensione dell'aula fisica: tutti hanno detto di aver usato o il portale e-learning o il registro nelle sue funzioni di portale. Le situazioni problematiche sono state poche, mentre appare ormai abituale l'uso di strumenti personali (o condivisi con altri membri della famiglia); significativo, soprattutto nel secondo ciclo, il contributo di Regione e Miur, sia per i voucher sia per i comodati d'uso. Tra le maggiori criticità che hanno riscontrato i docenti nel fare didattica a distanza al primo posto rimane la connettività: è davvero il punto dolente. Un altro dato interessante, per certi versi inaspettato e sicuramente da approfondire, è la difficoltà a usare le app o le piattaforme digitali scolastiche per insufficienti competenze degli studenti".

Come sono dunque le lezioni nella nuova scuola digitale ligure? Quali nuove competenze sono ormai consolidate?
"Le competenze necessarie per una lezione a distanza, almeno una lezione 'tradizionale' semplicemente trasposta nelle conferenze video, sono ormai acquisite. Ma anche l'uso di tutti gli strumenti digitali è andato molto avanti negli ultimi due anni. Quanto agli strumenti più avanzati, come le lavagne digitali, le app per i sondaggi e altro, cominciano a essere un po’ più usati nel secondo ciclo. Una debolezza si riscontra in metodologie più articolate come il lavoro di gruppo durante la lezione, i laboratori virtuali e la classe capovolta. Fattori abilitanti sono la formazione e le competenze degli studenti, ma spesso risulta decisiva nel problem solving la formazione del docente, che più è formato e meglio può scegliere cosa fare e quali strumenti usare in base al contesto. Per quanto riguarda il coinvolgimento degli studenti e la costanza del rapporto con i docenti, pochissimi studenti non sono stati contattati o supportati al di fuori del tempo scuola. È da migliorare però la guida al lavoro collaborativo, che continua a essere lasciato troppo all'iniziativa degli studenti: questa a dire il vero è una difficoltà anche nella classe fisica, e quindi chiaramente una debolezza ancora più evidente nel lavoro a distanza, che comporta problemi tecnici come la gestione di stanze multiple e la partecipazione del docente a ciascuna. L'utilizzo di queste metodologie è carente anche nei compiti a casa: sono pochi i compiti di gruppo e i compiti legati alle strategie costruttiviste, sono sottoutizzate le discussioni nei forum e nello stream dei portali. Per quanto riguarda invece l'apprendimento autoregolato (cioé la possibilità per gli studenti di procedere in parte autonomamente nel percorso formativo. quando gli vengono forniti tutti gli strumenti e i materiali) si nota un impatto positivo dei portali e-learning, che forniscono una buona struttura del lavoro, materiali, possibilità di interazione, compiti da consegnare. Già l'anno scorso l'avevamo evidenziato e lo stesso risultava da una rilevazione di Indire a livello nazionale: abbiamo voluto indagare meglio e pensiamo di approfondire ancora in futuro, perché riteniamo sia un elemento interessante e decisivo per la qualità della didattica integrata. Elemento non positivo, invece, le poche lezioni laboratoriali, concentrate soprattutto nelle proposte dei docenti di materie scientifiche. Su questo avevamo già lavorato e continueremo a lavorare".

Come cambia invece la valutazione dell'apprendimento?
"L'anno scorso il focus della valutazione era più sulla partecipazione a causa dell'eccezionalità della situazione che si era creata, quest'anno la DAD è entrata di più nelle abitudini degli studenti e quindi si dà nuovamente maggiore attenzione alla valutazione degli apprendimenti. In generale, notiamo che l'uso degli strumenti digitali è uno stimolo a uscire dalla zona di comfort di prova scritta e interrogazione. Sono più frequenti inoltre le valutazioni diagnostiche prima dell'inizio di una lezione, o in itinere, a supporto dell'apprendimento. Gli strumenti che hanno usato i docenti sono andati proprio in questa direzione, quindi questa competenza sicuramente è avviata. Una debolezza è lo scarso utilizzo degli strumenti di rilevazione che sono dentro il portale e-learning, che ci permetterebbero di avere una visione complessiva e sistemica dell'andamento della classe e dei singoli. Sarebbe il vero 'plus' di un docente che sa usare bene il cruscotto dell''andamento della classe: potrebbe agire in ripianificazione o apprendimento personalizzato dove individuasse dei gap o delle difficoltà. Comunque gli strumenti vengono utilizzati e si va avanti così, confidando che il pieno sfruttamento di tutte le potenzialità arrivi con il tempo".  

Nella vostra indagine avete dedicato un focus particolare all'insegnamento di sostegno e, più in generale, all'inclusione.
"Abbiamo indagato la disponibilità di accesso alla didattica da parte degli studenti con BES. Le competenze digitali attraverso l'insegnamento di sostegno sono cresciute, e questo è un fattore importante perché per questo target saranno competenze molto importanti nel futuro. Nel primo ciclo i docenti sono stati sempre in classe con i loro ragazzi; nel secondo ciclo il docente è stato prevalentemente a distanza, e la motivazione fornita è che gli studenti adolescenti non amano essere trattati diversamente dai coetanei. Ma forse con tecniche di maggiore apprendimento collaborativo si potevano includere anche loro. Quanto alla personalizzazione del materiale didattico la risposta prevalente è che non è stato necessario, e ci sembra un dato interessante ma con una certa ambivalenza: da un lato vogliamo leggerlo come una competenza dell'insegnante a fare lezioni inclusive senza bisogno di personalizzazione per i casi speciali, da un altro lato forse ci sono difficoltà che non risultano dalle risposte, possiamo indagare più a fondo. Rileviamo comunque una maggiore consapevolezza delle azioni migliori da fare a seconda del contesto. Nel primo ciclo, dove hanno fatto poca DAD, prevalgono le misure compensative: non era il caso, con quattro giorni in presenza, di pianificare azioni più elaborate. Nel secondo ciclo invece, dove hanno fatto tutto l'anno a distanza, prevalgono le personalizzazioni di tipo compensativo, e questo è un altro chiaro segno di maturità".

Quali competenze digitali sono state maggiormente favorite dall'azione dei docenti sugli studenti?
"L'uso del web, la comunicazione e la collaborazione, la creazione di contenuti sono competenze sicuramente consolidate per il tipo di compiti digitali che sono stati forniti. Per quanto riguarda l'uso responsabile del digitale, il benessere e la sicurezza, nel secondo ciclo purtroppo è prevalso il sentimento del malessere degli studenti con isolamento, demotivazione, difficoltà a condividere gli spazi privati, soprattutto il timore a esporsi proprio dell'adolescenza. Nel primo ciclo gli alunni, che sono stati quasi esclusivamente in presenza usando il digitale, sono stati visti dai docenti soddisfatti di usare strumenti vicini alle loro abitudini personali. L'uso del digitale in classe è un elemento di valore: a distanza forse, in presenza sicuramente. È stata fatta molta formazione sulle relazioni in rete e sul cyberbullismo, e questo è un punto di forza; poca formazione invece sulla protezione di dispositivi e dati".

In conclusione, il titolo che avete dato al report, "colpiti ma non travolti", vuole mettere più in evidenza la capacità di resilienza della scuola ligure o le nuove opportunità della scuola digitale?
"Direi entrambe le cose in eguale misura. È un bene per l'emergenza che abbiamo passato, ma anche per la programmazione futura, che il digitale si sia consolidato nella scuola ligure a livello organizzativo e come strumento di comunicazione e collaborazione, pur con qualche criticità. Dobbiamo sostenere in tutti i modi le azioni organizzative innovative. Molte cose dal punto di vista didattico funzionano già molto bene, sono solo da potenziare le forme più articolate di interazione, l'apprendimento collaborativo, i laboratori virtuali, il setting per integrare presenza e distanza. L'emergenza ha portato in dote un buon allenamento sulle competenze di base, ora bisogna programmare azioni adeguate per rafforzare quelle più evolute. Il grado di soddisfazione dei docenti è molto alto e su questo continueremo a lavorare".